8 febbraio 2012

Run, visa, run

Uffa. Sono dovuto tornare in Malesia per un visa run. Si da il caso che la permanenza in Thailandia sia limitata a 15 giorni attraversando il confine via terra... e due settimane NON bastano per vagare spensierato. Il visto di 60 giorni può essere rilasciato solo all'estero, quindi ho fatto un salto a Penang, dove l'ambasciata Thailandese sembra essere rapida ed efficiente. Infatti così è stato. Adesso ho un visto fresco fresco e nuove storie da raccontare (...a chi? Tutte le persone che incontro ne hanno altrettante...!).
Sosta di qualche giorno, dove ho ricaricato le batterie, fatto il bucato, comprato un iPhone (per adesso deludente, ma mi adatterò... almeno FA le foto, ma sulle isole internet è troppo lento e non carica un tubino... per sapere di cosa sto parlando date un'occhiata qui, qui e qui...)
Penang è famosa ... per il delirio del capodanno cinese e Thaipusam, che si celebravano proprio nei giorni della mia permanenza. Il primo, complice la sovrabbondanza (80% della popolazione) di Cinesi, si trascinava ormai da giorni, concludendosi con fuochi colorati, parate sfarzose, inquietanti lion dances, celebrazioni frivole e briose. La seconda, una festività indiana, immotivatamente si celebra sopratutto in Malesia e consiste in tradizionali rituali masochisti: una lunga, lenta processione di pazzi costellati di uncini che trapassano le carni in più punti trascinando per chilometri il peso della loro devozione. Affascinante. Ma la mia crescente mancanza di entusiasmo comincia a preoccuparmi. Sopratutto perchè il divario tra me e gli altri backpackers si accentua sempre di più emarginandomi dall'ostentato stupore che li contraddistingue. Sono "costretto" a giustificare la mia relativa apatia... nonostante io creda sia MOLTO più legittimo dover motivare l'INTERESSE: che viene dato per scontato senza interrogarsi sulle reali motivazioni che spingono migliaia di giovani a partecipare a rituali che non gil appartengono per assaporare un fascino esotico che costa tempo, fatica, soldi... ma ormai ho capito. Il valore intrinseco di attività quali assistere a festival, cerimonie, l'immersione, lo scalare le montagne... risiede nel messaggio che si vuole dare e l'immagine che si vuole proiettare di sè. "Sono curioso, ho una mente aperta, amo la natura, sono uno spirito libero" etc etc etc...
Il bisogno di affermazione si traduce in una manifestazione della propria identità culturale attraverso scelte, destinazioni, professioni, preferenze musicali, abbigliamento. Naturalmente nessuno ammette o si rende conto di essere una vittima del proprio ego, ma poco importa, perché questa cecità permette loro di trarre piacere da attività insulse. Io intanto mi dimentico di fare le foto perchè non vedo niente di speciale. O meglio, niente che non potrei reperire facilmente da internet, risparmiandomi la fatica!
Il mio studio antropologico continua ad essere indirizzato più verso i miei "simili" che altro... perchè ho più difficoltà a comprenderli ed integrarmi... e io mi sposto! FInchè non trovo qualcuno simile a me! E un posto che mi piace!
(...)
Adesso sono a Langkawi, un ALTRA isola paradisiaca. Sabbia fine e bianca, palme fitte e rigogliose, acqua calda e trasparente. Sulla spiaggia bungalow, ristoranti, bar, ombrelloni e sdraio (non troppo invadenti). Niente male. Aggiorno il blog, scrivo sul mio diario esistenziale, leggo, guardo film. Ogni tanto faccio il bagno e prendo il sole altrimenti mi sento in colpa con il mare. Poi mi sento in colpa lo stesso perchè sono bagnato e non posso usare il pc, salato e non posso mettermi i jeans, sabbioso e non mi posso mettere le scarpe. Quindi mi rassegno, rimango in costume, evito la tecnologia e medito sotto una palma. Intanto passano le ore, i giorni... prima o poi mi merito una vacanza... a Firenze! Voglio abbracciare qualcuno. Si vedrà...

Disclaimer

Ci tengo a precisare che, nonostante le mie manie di protagonismo e il mio ego sproporzionato, il fine ultimo di questo blog è semplicemente quello di mantenere una cronologia delle mie avventure per futura referenza personale. Ciò non mi vieta di condividere con il resto del mondo le mie inutili divagazioni, ma riconosco che i miei viaggi destino il più assoluto disinteresse nell'opinione pubblica. Ogni riferimento a persone e cose è volutamente esagerato e senza alcuna prova che sia mai accaduto.